Mario Valle Web

La scienziata Maria Montessori

In questo intervento vorrei provare a rispondere a tre domande:

  1. Maria Montessori come è arrivata a essere “la scienziata Maria Montessori”?
  2. Com’è riuscita a coniugare due aspetti che sembrano contraddittori: la passività dell’osservare e l’attività del parlare e dello scrivere?
  3. Com’è riuscita a conciliare l’essere una scienziata rigorosa con il suo impegno come attivista per i diritti delle donne?

Per farlo, proverò a partire dall’infanzia di Maria Montessori perché, come osserva Ernst Mayr, importante biologo evoluzionista: “La scienza si impara meglio nel contesto della storia”. Così forse anche noi possiamo arrivare a conoscere meglio la scienza, il pensiero e le idee di Maria Montessori immergendoci nella sua storia, nelle cose che l’hanno fatta diventare medico e scienziato.


Buongiorno e grazie a tutti voi per essere qui con me a celebrare tutte le donne e in particolare questa donna straordinaria, Maria Montessori.

Confesso che mi sento come un astemio che deve fare un reportage dal Vinitaly. …

… Sì, perché io lavoro al Centro Svizzero di Calcolo Scientifico a Lugano fra supercalcolatori e scienziati e il campo del supercalcolo, o calcolo ad alte prestazioni, è un campo prettamente maschile. È un peccato, però, non riuscire ad attrarre più donne a lavorare in questo settore e dover così rinunciare al loro diverso modo di vedere le cose. Devo dire che le scienziate con cui ho collaborato finora mi hanno sempre dato problemi interessanti su cui lavorare, più dei loro colleghi uomini e quando parlo del mio lavoro nei licei, sono quasi sempre le ragazze quelle che mi fanno le domande più pertinenti. Al centro di calcolo, per fortuna, non siamo messi così male, ho un discreto numero di colleghe molto in gamba, anche se si perdono un poco in questa foto.

Invece, per la legge del contrappasso, …

… quando insegno ai corsi di differenziazione didattica Montessori, ho quasi esclusivamente allieve. Uno statistico direbbe che in media siamo a posto. Uno pelle e ossa e l’altro obeso in media mangiano bene, però non credo che gli estremismi siano troppo sani.

Oggi però non sono qui per fare un’analisi sociologica del mondo del lavoro. Sono qui per parlare — mi si perdoni l’ardire — di una collega scienziata: …

… la scienziata Maria Montessori. Sì, era una scienziata, una vera scienziata sperimentale. Lei stessa lo …

…ricorda a ogni piè sospinto nei suoi libri: “ho provato”, “ho fatto un esperimento” e così via.

Una scienziata e non la figura un po’ sdolcinata che ci ha proposto la fiction televisiva di qualche anno fa. E lei ci teneva a dire che non era una sentimentale — addirittura rivelando che i bambini la annoiavano — ma una rigorosa investigatrice scientifica. E dalle sue pagine traspare come i suoi risultati derivano sempre da un lavoro scientifico sperimentale in cui …

…ha esplorato la mente del bambino osservandolo, non anteponendo una bella teoria costruita a tavolino e poi costringendovi dentro i fatti. No, ha osservato, ha sperimentato vari materiali, meditando poi su ciò che aveva visto e solo a quel punto traeva delle conclusioni. In questo modo, tutte le sue idee e le sue proposte sono ancorate alla realtà, come ogni scienziato serio dovrebbe fare. Lo so, non ci sono tabelle di numeri, test statistici o grafici nei suoi libri, ma ci sono le basi scientifiche delle sue idee, solo che sono scritte in parole e non con dei numeri. Del resto è quello che faceva anche Galileo nei suoi Dialoghi. …

… Ma non dimentichiamo che ha pure scritto: “Io ho solo iniziato il lavoro” (La formazione dell'uomo). Lavoro che oggi vediamo continuare innanzitutto nell’impegno delle maestre Montessori che vivono quotidianamente queste idee, e poi …

… nelle ricerche di un numero consistente di scienziati (tra gli altri: Angeline Lillard, Kevin Rathunde, Adele Diamond, Donatella Pecori) che stanno studiando le idee di Maria Montessori con gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione. E tutti, alla fine, non fanno altro che confermare…

… ciò che scrisse Montessori nei suoi libri con il linguaggio dei primi anni del 20° secolo. Questo è un argomento che m’interessa particolarmente, ma che oggi ci porterebbe fuori tema.

Vorrei provare invece a rispondere a tre domande:

1. Com’è arrivata a essere “la scienziata Maria Montessori”?

2. Com’è riuscita a coniugare due aspetti che sembrano contraddittori: la passività dell’osservare e l’attività del parlare e dello scrivere?

3. Com’è riuscita a conciliare l’essere una scienziata rigorosa con il suo impegno come attivista per i diritti delle donne?

Proverò quindi a partire dall’infanzia di Maria Montessori e da quello che sappiamo della sua famiglia perché, come osserva Ernst Mayr, importante biologo evoluzionista: “La scienza si impara meglio nel contesto della storia”. Così forse anche noi oggi possiamo arrivare a conoscere meglio la scienza, il pensiero e le idee di Maria Montessori immergendoci nella sua storia, nelle cose che l’hanno fatta diventare medico e scienziato.

Dell’infanzia di Maria abbiamo scarse notizie. Sappiamo che la sua famiglia era “moderna” per l’epoca (per esempio il padre annota che l’ha fatta vaccinare contro il vaiolo, cosa non comune a quei tempi), un padre che aveva combattuto al fianco delle forze risorgimentali e ne aveva assorbiti gli ideali, una madre di una certa cultura appassionata lettrice e, nel complesso, due genitori attenti allo sviluppo della figlia.

Che bambina sarà stata allora Maria Montessori? Potremmo forse immaginarla come una ragazzina di quelle che a Roma vengono chiamate "peperine": vivace, curiosa, avida di sapere. Non sappiamo se giocasse con le bambole, sappiamo invece da un suo scritto che: “Il mio gioco era il teatro. Se mi accadeva di veder recitare, io imitavo con grande vivezza: mi investivo delle parti fino a impallidire o a singhiozzare e piangere recitando cose fantastiche. Inventavo piccole commedie, improvvisavo argomenti; raffazzonavo vestiari e scene. A scuola non studiavo affatto: lo studio non mi interessava in nessuna sua branca. Non studiavo mai la lezione e poco stavo attenta alle maestre organizzando in tempo di lezioni dei giochi, delle commedie. Non mi interessava passare alle classi superiori.” (Maria Montessori, una storia attuale p. 24) Però, grazie alla sua immaginazione, eccelleva nei componimenti e riusciva a nascondere le sue lacune, per esempio in grammatica o in matematica. “Non capivo le operazioni aritmetiche e per molto tempo ho scritto i risultati mettendo cifre fantastiche, le prime che mi venivano in mente. Scrivevo bene ma «a orecchio» e sapevo leggere bene: leggevo con anima tale che facevo piangere gli altri e spesso la maestra riuniva più classi per sentirmi. Se c'era da recitare qualche cosa, bastava una prova ed ero pronta a meraviglia.” (p. 24). Un bel contrasto con l’immagine che abbiamo del genio che parla nei suoi lavori più recenti.

Poi di punto in bianco, attorno ai dodici anni, rinuncia a tutto, come per un’urgenza interna, e si dà “agli studi severi” a cominciare dall’aritmetica (p. 25). Le limitazioni per una donna di quei tempi iniziano a farsi sentire, ma lei ha già le idee chiare almeno su cosa non le interessa. …

… Inizialmente voleva studiare ingegneria ed è perciò tra le prime allieve della Regia Scuola Tecnica “Michelangelo Buonarroti” ma scrive: “Giovinetta verso i 14 anni, [andai] in una scuola secondaria maschile, appunto perché per le donne non c'erano altre vie aperte che quelle dell'educazione che non mi attraevano.” (p. 25)

Come mai, se manifesta passione per le lettere, Maria intraprende un corso di studi scientifici? Circolano molte storielle agiografiche più o meno veritiere su questo punto. Secondo le studiose Valeria Babini e Luisa Lama, il padre potrebbe aver favorito gli studi tecnici anziché il liceo per poterla meglio aiutare in seguito nella ricerca di un lavoro. Il che mostra un uomo conscio delle difficoltà che una donna trova nel campo professionale.

Dalle note di papà Alessandro, apprendiamo anche che l'iscrizione al Magistero femminile le era stata preclusa a causa della licenza tecnica, considerata limitante per tale corso di studi; la successiva scelta di frequentare il biennio di scienze fisiche e naturali era stata quindi in un certo senso obbligata. Visti i risultati successivi potremmo quasi dire: beati problemi!

Se le poche notizie certe a nostra disposizione ridimensionano gli aspetti romanzati intorno alla sua figura di studentessa ostinata e ribelle — le lotte femministe cominceranno qualche anno più tardi —, esse testimoniano d'altra parte il suo crescente interesse per gli studi medici. Finalmente può iscriversi al terzo anno della facoltà di Medicina, dove …

…si dedica allo studio con passione e con metodo, interessandosi in particolare alle ricerche di laboratorio, che l'allenano alla massima precisione e a una rigorosa osservazione dei fatti. Frequenta i corsi dei maggiori esponenti del positivismo medico (Jacob Moleschott, Angelo Celli, Clodomiro Bonfigli, Guido Baccelli), acquisendo i principi della metodologia scientifica, tramite la pratica costante dell’osservazione e della sperimentazione.

Sappiamo che questi professori non le hanno impartito solo lezioni accademiche, ma anche lezioni di vita che hanno contribuito a formare il suo carattere. Per esempio Maria racconta di un tal prof. Giuliani che la incoraggia dopo che lei gli ha esternato il suo disagio per le lezioni di anatomia (p. 31): “Le cose alle quali accenna sono pregiudizi della società. Con la volontà che dice di avere, se ne sappia emancipare. Lo scopo pel quale ella sente e vede certe cose, è nobile: dunque si imporrà a chi la circonda e non le sarà mancato di rispetto.” La testimonianza continua riportando considerazioni di Maria — una delle rarissime che si hanno su un suo sentire personale — dove si coglie la sua ferma volontà di superare le difficoltà, caratteristica questa che l'accompagnerà sempre (Montessori perché no? p. 63).

Ci sono poi il fisiologo Moleschott, che sensibilizza gli studenti sulle condizioni di vita e le relative condizioni di salute delle classi povere e Clodomiro Bonfigli, direttore del manicomio dell'ospedale Santa Maria della Pietà a Monte Mario, che parla di responsabilità sociale e politica per le condizioni di miseria e dei rapporti tra “fattori sociali, pazzia ed educazione infantile”. Sicuramente ce ne sono stati anche altri.

Intanto i suoi impegni di studio si orientano sempre più verso ricerche di tipo sperimentale in laboratorio e di osservazione nelle desolate sale del manicomio. Maria è una studentessa capace, al punto che al quarto anno riceve, pare con grande disappunto dei colleghi maschi, un premio di mille lire (che sarebbero 10.000 € di oggi) dalla Fondazione Rolli per un lavoro in patologia generale. Alla fine decide di specializzarsi in psichiatria e non in pediatria o ginecologia considerate più consone a una donna.

Viste le sue capacità e interessi, non stupisce che discuta nel 1896 una tesi a carattere sperimentale. Segue nove casi al manicomio di Roma e produce quasi cento pagine scritte a mano che portano il titolo di “Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico” (p. 36). La Montessori consegue il diploma con una votazione di 104 su 110, non il massimo malgrado l'ottima tesi. Quasi sicuramente avranno pesato sulla valutazione i pregiudizi dei commissari uomini nei riguardi di una donna.

Subito dopo la laurea, pubblica altre due comunicazioni scientifiche e lavora all'Istituto di Igiene diretto da Angelo Celli. Le abilità in laboratorio di Maria sono notevoli al punto che, lo veniamo a sapere dal manoscritto di Alessandro Montessori, “alcuni professori le consigliano di andare dal marzo 1897 a un corso di perfezionamento a Berlino con il prof. Roberto Koch”. Non è cosa da poco l'opportunità che le viene offerta di proseguire gli studi con un docente di tale valore (p. 37). Alla fine, però, Maria prende un’altra strada e il viaggio non si realizza. Al riguardo sappiamo che il padre — un altro punto a suo favore — si era adoperato per trovare i finanziamenti necessari.

Credo che a questo punto abbiamo materiale sufficiente per rispondere alle prime due domande. Riassumendo:

1) Ha dei notevoli talenti naturali che mette e metterà a frutto: la scrittura e il parlare in maniera affascinante e convincente.

2) L’ambiente familiare. Non risultano terrificanti punizioni per il suo “galleggiare” scolastico ed è aiutata ad approfondire i suoi talenti (il papà l’accompagna addirittura a una scuola di declamazione per signorine).

3) Ha insegnanti di valore, che non si rinchiudono nei confini della loro specializzazione: Moleschott, Bonfigli e chissà chi altro.

4) Il lavoro pratico all’università che pone le basi per le sue future capacità di osservazione in ambiti totalmente differenti, come quello dell’osservazione del bambino.

5) Leggendo la sua storia possiamo pensare che “non tutto il male vien per nuocere”. Le difficoltà nella carriera scolastica le hanno sicuramente rafforzato il carattere, ma l’hanno anche portata a esplorare opzioni a cui forse in un primo tempo non aveva pensato.

6) L’incoraggiamento al momento giusto. Abbiamo visto l’importanza delle parole del prof. Giuliani per la carriera medica di Maria. Senza dimenticarsi della maestra che riuniva più classi per sentirla leggere, dandole un incoraggiamento attivo e concreto.

A quest’ultimo punto vorrei aggiungere una piccola storia uscita sui giornali a metà febbraio. …

… Chloe Bridgewater, 7 anni, scrive a Google per un lavoro. L’amministratore delegato Pichai le risponde: “Ci risentiamo quando finisci gli studi”. Un piccolo gesto che, a detta del papà, ha avuto ripercussioni immediate sull’impegno scolastico di Chloe e chissà, forse anche sul suo futuro. Noi, quante volte ci siamo dimenticati di incoraggiare le aspirazioni di qualche bambina o bambino?

Veniamo ora alla terza domanda che era formulata così: “Com’è riuscita a conciliare l’essere una scienziata rigorosa e il suo impegno come attivista per i diritti delle donne?” Il tema verrà approfondito molto meglio di me da altri relatori. Io voglio sottolineare solo alcuni aspetti legati, appunto, a scienza e scienziate.

Prima di tutto cancelliamo l’immagine dello scienziato solitario chiuso nella sua torre d’avorio. Primo, perché quasi tutte le scoperte vengono fatte da team e collaborazioni a volte molto ampie e anche Maria si comporta così collaborando con Bonfigli, De Sanctis e Montesano per i primi lavori sulla rieducazione dei bambini “frenastenici” e più avanti non disdegna di appoggiarsi ai lavori di Séguin e Itard. Secondo, ogni scienziato che si rispetti non è mai estraneo alle grandi questioni del suo tempo, non fosse altro perché spesso i giornalisti gli chiedono pareri su ogni possibile fatto rilevante per la società che c’entri la scienza o meno.

Così è stato per Maria Montessori. Gli anni della sua giovinezza coincidono con l'emergere e il progressivo affermarsi del movimento femminista in Italia e la sua sensibilità naturale per i problemi dei più sfortunati la porta a dedicare energie a queste lotte. Entra nel gruppo “Per la Donna” di Rosa-Mary Amadori (p. 41) dove si fa apprezzare, tanto che le socie decidono di inviarla a Berlino al congresso internazionale delle donne. Scelta rivelatasi azzeccatissima per le doti oratorie di Maria, ma soprattutto per la passione che mette in ciò che le sta a cuore.

La storica Valeria Babini fa notare un aspetto interessante, almeno per me, di questo impegno femminista. Fra la moltitudine di idee ed esortazioni, Maria Montessori invitava le donne ad appropriarsi della scienza, per farne uno strumento di autonomia, di autodeterminazione, coltivando innanzitutto “il sentimento della propria forza”. Un suggerimento attualissimo. Poi, nella conferenza “La donna nuova”, Maria aggiunge che le donne devono opporsi alla guerra e alle condizioni disumane di lavoro non facendo leva su sentimenti di pietà, ma in nome “della ragione scientifica, che non soffoca la ragione del cuore, ma ne spiega le ragioni e l’appoggia”. Ne sono convinto. Ecco perché, se ci fossero più donne nella scienza, ne beneficeremmo tutti. In un’altra occasione Maria sottolinea che le donne dovevano dedicarsi con passione agli studi scientifici, apportando il loro contributo, in un’ottica femminile, secondo una visione nuova e diversa della realtà. La differente maniera di affrontare i problemi, i diversi punti di vista sono una risorsa inestimabile. Alan Kay, che ha concepito, tra l’altro, i laptop e le interfacce grafiche moderne, sosteneva che “un cambio di prospettiva vale 80 punti di QI”. Un recentissimo articolo sui Proceedings of the National Academy of Science (PNAS) prova, numeri alla mano, che la diversità di genere, con il cambio di prospettiva che apporta alla scienza, paga. Ora perdonatemi l’insolenza. Così facendo, come effetto collaterale, le scienziate non dovranno più sprecare energie per imporsi negli ambienti maschili, diventando a volte veramente antipatiche.

D’altra parte Maria Montessori mostra anche un’insoddisfazione nei confronti del positivismo che si manifesta nel far valere le sue competenze di donna-scienziato confutando le tesi dei suoi colleghi sull’inferiorità della natura femminile: affermava, infatti, che non era la scienza a essere contro le donne, ma erano gli scienziati maschi, con le loro infondate teorie sull’intelligenza femminile.

Permettetemi un inciso. In un articolo del 2013 sull’Harvard Business Review, l’autore si chiede perché così tanti uomini incompetenti diventino leader. Per lui il vero problema non è una mancanza di donne qualificate, ma un surplus di uomini non qualificati.

Torniamo alla scienza. Forse c’era in Maria anche la convinzione che la scienza può arrivare fino a un certo punto. Che può arrivare al concetto di “utilità”, ma non a quello di “giustizia”. Maria, ne “L’Autoeducazione”, lo dice con parole sue: “gli studi biologici che si addentravano a scoprire i segreti della natura, si sono incontrati nell’«amore» come chiave della vita. Gli scienziati hanno finito col vedere, dopo tante ricerche, la cosa più evidente: che è l’amore che mantiene le specie animali, non la «lotta per l’esistenza»”.

Tutto questo non sorprende perché, dopo tutto, la scienza in realtà non riguarda la conoscenza. La scienza riguarda l’ignoranza.

In più, oggi, gli scienziati si imbattono in fenomeni del mondo fisico che sfidano ciò che possiamo conoscere. La meccanica quantistica, spesso contro-intuitiva, la teoria del caos, dove modelli matematici semplicissimi danno luogo a comportamenti enormemente complicati e imprevedibili, o i cosiddetti …

… fenomeni emergenti, dove il comportamento dei sistemi complessi non si spiega in termini di una semplice estrapolazione delle proprietà di sistemi più piccoli, ma al contrario, a ogni livello di complessità compaiono caratteristiche interamente nuove. Questo fenomeno è spesso riassunto nella frase: “More is different” che è il titolo di un famoso e citatissimo articolo del Premio Nobel per la fisica Phil Anderson. Ecco, sto andando ancora fuori tema, ma a chi non capita quando si parla di qualcosa che sta a cuore?

Montessori è, come sempre, una figura inafferrabile che puntualmente sfugge a gabbie di tipo culturale. È riuscita a bilanciare il rigore scientifico in un periodo di idealismo e gli aspetti spirituali in un ambiente positivista. Si è allontanata dal positivismo, ma si è scontrata con la pedagogia idealistica italiana che pretendeva di contrapporre l’ideale di “educazione come arte” a quello montessoriano di “educazione come scienza”. Ma, come sempre, ha tirato dritto per la sua strada anche quando sembrava avesse scontentato tutti. Insomma, anche in questi contrasti la diversità, l’ascoltare tutti e non solo chi la pensa allo stesso modo è una lezione per tutti noi, soprattutto oggi. Oggi, invece, sempre più ascoltiamo e stiamo solo con chi la pensa come noi e non vogliamo che qualcuno metta in dubbio le nostre convinzioni. Viviamo in un mondo dove ci si mettono anche le macchine…

…costruendoci attorno una “bolla di filtraggio” che ci fa arrivare solo ciò che vogliamo sentire. Potete fare la prova anche voi. Prendete due persone con interessi differenti e fate far loro la stessa ricerca in Google. I risultati saranno differenti. Viene da domandarci: non era forse meglio quando c’era una società maschilista in cui i pregiudizi riguardo alle donne erano chiari? Oggi invece i pregiudizi sono troppo spesso nascosti in fondo ad algoritmi automatici. Per esempio su LinkedIn hanno scoperto che se sei donna ti verranno mostrate meno offerte di lavoro per posizioni di alta dirigenza. Ma con chi te la puoi prendere?

È tempo di riassumere e trarre qualche conclusione e, forse, qualche insegnamento.

1) Si cresce e si diventa maturi nonostante la scuola ed è più importante la forza di carattere che i voti in pagella o i voti di laurea. Per citare Albert Einstein: “L’educazione è quello che rimane dopo che si è dimenticato tutto quello che si è imparato a scuola”.

2) I risultati più interessanti nella scienza si ottengono mescolando aree diverse del sapere e allargando gli orizzonti oltre le specializzazioni. Come corollario, ci servono più Maestri e meno Professori.

3) Smettiamola di considerare Maria Montessori una pedagogista! Lei si offendeva quando la chiamavano così e chiariva che il suo unico titolo scientifico era dottoressa in medicina.

4) Analizziamo e studiamo le idee di Maria Montessori come il risultato di una seria ricerca scientifica e non annacquiamo la sua proposta in una sorta di filosofia “new-age”, come purtroppo capita.

5) Di converso non nascondiamo la complessità della figura di Maria Montessori e la ricchezza di sfaccettature delle sue idee che sono un esempio concreto del contributo che la mente femminile può dare alla scienza. Per esempio gli aspetti “spirituali”, qualsiasi cosa questo significhi, non dobbiamo affrontarli in maniera semplicistica e schematica. Dedichiamo invece del tempo a studiare la sua figura e le sue idee.

6) Ho lasciato per ultimo l’aspetto secondo me più importante: l’ambiente familiare. Nella sua famiglia c’è attenzione, non risultano terrificanti punizioni per il suo disinteresse scolastico, anzi, i suoi talenti sono incoraggiati e aiutati.

Questa considerazione mi porta a citare i famosi esperimenti…

… di Marian Diamond, neurologa e psichiatra statunitense, iniziati negli anni sessanta e conclusi nel 1987. Studiando i ratti, la scienziata ha confermato ciò che i neuropsichiatri avevano sempre supposto, cioè che gli ambienti e i contesti, favorevoli o sfavorevoli al vivere, determinassero anche la struttura cerebrale e fossero essenziali per lo sviluppo del cervello infantile, mentre la stimolazione dell’attività cerebrale ne migliorava sì il tono generale, ma con effetti contingenti. Meglio, quindi, vivere in una famiglia in cui i genitori leggono e ascoltano i figli, che in una in cui questi sono oberati da una raffica di attività extrascolastiche.

Rigorosa investigatrice scientifica, paladina dei diritti delle donne e dei bambini, ferma nelle sue convinzioni. Questo era la scienziata Maria Montessori. Proviamo a conoscerla e studiarla senza sottostare ai pregiudizi che hanno segnato la sua vita.

Spero che l’astemio che rappresento sia riuscito a trasmettervi un buon reportage da questo meraviglioso mondo scientifico e femminile. Da parte mia vi ringrazio per la vostra attenzione.

 

Riferimenti utili

Grazia Honegger Fresco, “Montessori: perché no?” (seconda edizione), Il leone verde (2017)www.leoneverde.it/montessori-perche-no/LV00499
Grazia Honegger Fresco, “Maria Montessori. Una storia attuale” (È in preparazione una nuova edizione), L’Ancora del Mediterraneo (2007)www.amazon.it/Maria-Montessori-Una-storia-attuale/dp/888325225X
Valeria P. Babini, Luisa Lama, “Una donna nuova. Il femminismo scientifico di Maria Montessori”, Franco­Angeli (2016)www.ibs.it/donna-nuova-femminismo-scientifico-di-libro-valeria-p-babini-luisa-lama/e/9788846422415
Valeria P. Babini, “Tra scienza e femminismo. Maria Montessori prima del ‘Metodo’”, in “Centro Studi Montessoriani, Annuario 2003. Attualità di Maria Montessori”, Franco­Angeli (2004)www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=2000.1056 (il brano citato è a pagina 137)
Angeline Lillard, “Montessori: The Science behind the Genius”, Oxford University Press (2007)www.montessori-science.org
Angeline Lillard e Nicole Else-Quest, “Evaluating Montessori Education”, Science, Vol. 313, September 29th 2006, p. 1893–1894, DOI: 10.1126/science.1132362Traduzione italiana: mariovalle.name/montessori/scienceitaliano.pdf
Le ricerche di Adele Diamondwww.devcogneuro.com
Kevin Rathunde, “Montessori education and optimal experience: a framework for new research”www.montessori-namta.org/PDF/rathundeframework.pdf
Mathias Wullum Nielsen et al., “Opinion: Gender diversity leads to better science”, PNAS 2017 114 (8) 1740-1742; doi:10.1073/pnas.1700616114 www.pnas.org/content/114/8/1740.extract.html
Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS)www.cscs.ch
Chloe Bridgewater scrive a Google per un lavorowww.repubblica.it/tecnologia/2017/02/16/news/chloe_7_anni_scrive_a_google_per_un_lavoro_pichai_le_risponde_ci_risentiamo_quando_finisci_gli_studi_-158458640
Tomas Chamorro-Premuzic, “Why Do So Many Incompetent Men Become Leaders?”, Harvard Business Review, August 22, 2013hbr.org/2013/08/why-do-so-many-incompetent-men
Eli Pariser: “Attenti alle ‘gabbie di filtri’ in rete” (TED talk)www.ted.com/talks/eli_pariser_beware_online_filter_bubbles
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